Finalmente riesco a lasciare questa città, buona per turisti di passo (passo veloce, per non farsi spennare), ma non per viverci, come gli stessi fiorentini cominciano a capire. Vado a vivere in campagna. Le campagne sono abbandonate, quindi, penso, potrò stare tranquillo, nel silenzio.
Una sinfonia di spari mi sveglia la mattina e mi mette addosso una tensione febbrile, come un soggiorno a Beirut negli anni ottanta. Pazienza, non si può avere tutto.
Un pomeriggio, chiuso in casa a finire i restauri, vedo oscurasi il sole. Un incendio vicino casa. “E’ Quirino che si sbizzarrisce”, saprò poi. Il vicino pastore di pecore, che come vuole una consuetudine un po’ avventurosa brucia le erbe secche per rinnovare il pascolo. Ma poiché oggi “‘un si pole”, l’amministrazione l’ha drasticamente proibito, dopo aver acceso il fuoco è costretto a fuggire. E così anche il fuoco, da solo, va di qua e di là.
La cosa si ripete regolarmente e tutti sanno, amministrazione compresa, ma la legge è salva. Aspetti pratici di poco rilievo per l’amministrazione, a cui in fondo gli incendi non interessano granché, tutta occupata com’è nell’affermazione del suo potere virtuale.
Arrivano le “forze dell’ordine”, nell’ordine: carabinieri, forestale (a ruota), finanza (?), polizia, marina (erano in visita da parenti qui vicino e sono venuti a dare un’occhiata). I più attrezzati sono le guardie forestali, che hanno una pala; al resto provvedo io, che porto quel che ho. Per fortuna con scope e pale, si riesce a fermare il fuoco, che stava andando giusto verso la mia casa.
A proposito, e i pompieri ?
27.12.08
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