Cinghialetto sgozzato, trovato il responsabile.
http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/genova/2009/02/12/1202083579207-cinghiale
Nei giorni scorsi, anche grazie alle segnalazioni di alcuni testimoni oculari, la polizia Provinciale di Genova è riuscita a rintracciare l’autore di un episodio di bracconaggio particolarmente raccapricciante.
Lo scorso 31 gennaio, in pieno giorno, un cucciolo di cinghiale - che presumibilmente aveva perso il contatto con la madre - venne prima fatto inseguire da un cane e poi sgozzato da un bracconiere a pochi passi dall’ex Statale 456, la strada provinciale del Turchino; alla vista di alcune persone che cercavano di contattare le forze dell’ordine con il telefonino, l’uomo avrebbe prima inveito contro di esse, per poi darsi alla fuga in auto. Come detto, proprio grazie alla descrizione dell’uomo e della vettura, la polizia Provinciale è potuta risalire con certezza all’autore del gesto, che è stato denunciato per: uccisione di animale senza necessità; caccia in periodo di divieto e con mezzi vietati; e porto abusivo di strumenti atti a offendere senza giustificato motivo.
Che sia questo il buon selvaggio ?
Rousseau arrossirebbe. Capisco sempre più le provocatorie fantasie di Houellebecq (La possibilità di un'isola (Bompiani)) sulle future diversificazioni della razza umana. Da una parte una nuova stirpe di viventi, cloni di antichi originali umani che si sono conquistati l'immortalità attraverso la riproduzione tecnologica e asessuata di loro stessi. Una moderna ed elitaria nuova razza, fondata su radicali mutazioni genetiche, capace di incorporare ed usare ad esempio la fotosintesi, quindi libera dalle nostre dipendenze dal cibo.
Dall'altra la vecchia razza umana, sempre più regredente e degradata, che contina a scannarsi nelle sue amate guerre e guerricciole.
In fondo non sarebbe un ritorno all'antico ? Per lunghe epoche abbiamo avuto più razze umane compresenti. In Europa i neanderthaliani hanno regnato a lungo, prima di essere sopraffatti dai bellicosi africani (homo sapiens), pur avendo un cervello almeno quantitativamente superiore.
Il bicentenario di Darwin stimola a riflettere su queste faccende. In primo luogo se l'evoluzione debba intendersi come progresso, cosa che né Darwin né Wallace hanno mai detto, che io sappia. E cos'è progresso ? E chi decide qual'è progresso ? E quel che è progresso per me, lo è per tutti ?
L'evoluzione è quindi solo neutro mutamento ? E quali mutamenti augurarci ? Sarà inevitabile che si prendano strade diverse secondo la profezia di Houellebecq ?
Personalmente penso
che l'idea di "progresso" sia una illusione prodotta da una nostra necessità che la vita abbia un senso e quindi un fine e una direzione.
L'evoluzione invece nò, riguardando solo il sapersela cavare nell'ambiente. E questo non sembrerebbe un processo unidirezionale: certe soluzioni adattative sono un successo in certe occasioni, ma non in altre, dove invece tornerebbero utili soluzioni adattative scartate prima.
Quindi, se è così, relatività delle soluzioni, che sembrerebbe escludere l'idea di progresso evolutivo, che rimanda a scelte "superiori" alle precedenti e quindi irreversibili (altrimenti si avrebbe regresso).
Addirittura nella fantasia dello scrittore sono pensabili itinerari evolutivi divergenti in una stessa specie, in uno stesso tempo, in uno stesso luogo (villaggio globale). Che sia verosimile anche nella realtà e rappresenti un nostro possibile destino ?
Per la specie Homo sapiens valgono le stesse leggi che per Escherichia coli. A pochi piace, immagino, ma è innegabile. Almeno fino ad ora.
Houellebecq immagina in una sua storia il diffondersi di pratiche eugenetiche clandestine. Mutazioni genetiche radicali, con l'adozione delle soluzioni più brillanti di tutte le storie evolutive, anche del mondo vegetale (fotosintesi), portano alla nascita di una nuova razza, anzi specie. Praticamente immortale, libera da tutti i condizionamenti che ci accomunano ad Escherichia coli. Mi sembra una prospettiva fantasiosa, ma anche verosimile, alla luce dei progressi della genetica.
L'evoluzione umana oggi si rivela quasi esclusivamente nella sfera culturale. L'evoluzione immaginata dal narratore nasce appunto da progressi culturali (memi) trasformati in evoluzione artificiale, ma concreta (geni). Certo è una storia, ma anche una profezia interessante.
Sullo sfondo della narrazione, le urla animalesche dei vecchi umani, che quà e là ancora sopravvivono, sempre più degradati e regrediti a forme culturali primitive e violente. ..... Da qui la mia associazione con pratiche brutali di minoranze che popolano le campagne italiane.
La tensione culturale fra diverse visioni della vita umana ed il conseguente conflitto, che vediamo quotidianamente, fra società e fra diverse componenti all'interno delle stesse società, può risolversi in vari modi. Nell'ottica darwinista si possono intravedere vari scenari possibili che ci aspettano. Quattro mi sembrerebbe: progresso, regresso, divisione e apocalisse.
Una parte innovatrice tende al controllo crescente degli impulsi primordiali (cervello limbico), a favore di uno sviluppo delle attitudini cognitive (cervello neocorticale). Scienza e tecnologia ne sono le manifestazioni, con vantaggi e svantaggi. Questa strada porta ad interventi sempre più incisivi e quindi anche a rischi sempre più alti.
Un'altra parte conservatrice resiste, a favore del mantenimento di comportamenti (primitivi/naturali ?) a danno dei cognitivi - innovativi.
Possono prevalere entrambi. Nel medioevo c'è stata una regressione (in senso culturale) e si è letteralmente dimenticata la scienza e cultura greca per diversi secoli. Potrebbe risuccedere e questa sarebbe l'ipotesi di regresso (in senso culturale, se non in senso evolutivo).
Se invece il progresso cognitivo - scientifico si estendesse a tutta l'umanità, i conflitti cesserebbero e si aprirebbe una stagione pacifica di sviluppo delle conoscenze, sempre però col rischio apocalisse in agguato.
Vedo anche una terza ipotesi, la divisione. O meglio la vede il narratore che ho citato (Houellebecq). Nello scenario che immagina, una parte dell'umanità evolve fino a diventare una nuova specie, che assorbe caratteristiche genetiche sia degli umani, sia di altre specie. Inoltre assume caratteristiche culturali nuove, con cessazione delle pratiche violente, ecc.. Quindi sia mutamento culturale che genetico, evolutivo. Era dell'homo divinus ?
Un'altra parte dell'umanità invece continua la sua esistenza tradizionale, con guerre ecc., senza alcun mutamento né evolutivo-genetico, né culturale.
Questa prospettiva comporta la divisione del mondo in due zone, un pò come ai tempi della cortina di ferro. Sarebbe anche un ritorno all'antico, al paleolitico dell'Homo neanderthalensis e dell'homo sapiens, conviventi fino all'estinzione del primo (per mano del secondo, probabilmente).
Infine sempre incombe l'apocalisse, innescata o da un progresso maldestro o dai conflitti insanati, comunque sempre dall'uomo.