4.3.09

Cari poeti permettete ... Riflessioni sulla influenza delle culture su sentimenti e loro espressioni poetiche.

Sono molto colpito dall'osservare la notevole differenza di accoglienza riservata dal popolo di Neteditor alle varie manifestazioni poetiche, a seconda che queste trattino i sentimenti per gli umani o quelli per il resto del creato.  Intanto la maggioranza delle esternazioni riguardano gli umani e rare sono le poesie che hanno per oggetto la natura.  La differenza nella accoglienza è poi abissale: le seconde scorrono nell'indifferenza generale, mentre collane di ohh ahh uhh commentano le prime. Scusate il tono polemico, ma mi viene così, anche se la cosa non mi tocca personalmente.

 

Sono convinto che tutto ciò sia una particolarità delle culture mediterranee e che altrove sarebbe diverso, soprattutto nel nord Europa ed in Asia. 

Ricordo, durante un viaggio in Giappone, che la guida ci portò a vedere la massima attrattiva di una (è vero insignificante) cittadina di provincia. Si trattava di un ciliegio vecchio di 1200 anni, nato all'interno di una enorme roccia, che col tempo aveva spaccato in due.  Il Servizio Verde Pubblico di Firenze avrebbe abbattuto l'albero 1198 anni fà.

E ancora una volta, in un antico tempio, alla sommità di un alto e vecchio abete, una pianta parassita era cresciuta in una ferita sulla cima troncata e lì fioriva. Tutti  (i turisti giapponesi naturalmente) col binocolo ad ammirare il prodigio, ohh ahh uhh. Il Servizio Verde Pubblico di Firenze sarebbe piombato lì a sirene spiegate per abbattere l'albero vecchio e malato, per la cd "messa in sicurezza".

Ancora in un tempio zen un monaco curava amorosamente un lungo ramo di un pino, che usciva molto fuori sagoma, sostenuto da pali come una vite. Gusto morboso per il deforme ? O semplicemente incanto di fronte alla natura in tutte le sue manifestazioni ? Io stesso sentivo prudere le mani per il bisogno di tagliare quella "irregolare" sporgenza. Non oso pensare cosa avrebbe fatto il Servizio Verde Pubblico di Firenze. Mi vengono in mente le criminali potature urbane, mosse da smania regolarizzatrice (tutti gli alberi decapitati ad ombrellino) e vero e proprio horror naturae.

E infine rammento le epiche migrazioni stagionali di massa per ammirare i colori dell'autunno o i ciliegi in fiore.

 

Ricordo poi il mio stupore nell'apprendere della "impudicizia" dei giapponesi, abituati a frequentare gli onsen, i bagni termali, tutti insieme, giovani e vecchi, uomini e donne, senza pudore. Solo dopo la guerra si sono rassegnati  obtorto collo ad introdurre (provvisoriamente spero) orridi divisori tra zona uomo e zona donna, nei vecchi onsen, per accontentare il sentire  puritano dell'invasore americano.

 

Viceversa quale pudore in quel popolo circa le intimità dell'animo ! L'esibizione dei sentimenti cui noi siamo abituati, vanto del nostro sito, urterebbe contro un loro insormontabile pudore.

Non a caso gli haiku, secondo me occhiate dell'animo umano alla natura, perdono di senso se riferiti a cose umane, come notato in alcune esibizioni recenti in Neteditor.  Evidentemente non sono una forma neutra, ma nati per dare alla natura uno sguardo intimo, ma discreto e veloce, e non per altro.

 

Non sono un antropologo e quindi non so spiegare questi capovolgimenti di senso e gradimento tra culture diverse. Noto che le religioni asiatiche sono molto devote alla natura, in particolare lo scintoismo, per il quale ogni cosa è di per sé sacra, ogni essere vivente e ogni roccia.

Le società mediterranee hanno religioni tribali, che non sembrano in grado di vedere al di là del recinto del villaggio, concentrate narcisisticamente su sé stesse, sangue e ciccia. Che esse siano cause o piuttosto effetti non saprei dire.

Il rinascimento poi ha definitivamente fissato la centralità dell'essere umano anche in sede artistica.

 

Trovo comunque un pò inadeguato ai tempi globali questo provincialismo culturale e pertanto vi esorto amati poeti ad allargare il vostro orizzonte. Soprattutto esorto chi tra voi usa rivolgersi poeticamente alla natura di non cessare. Sarei felice di poter assistere ad una esibizione congiunta dei "pezzi" sulla natura (una voce nell'archivio Neteditor o magari un volume ?) dei vari michael-santhers, Damiani, Stano, o che della natura si preoccupano, come in Kappa, Barbara X, Gabriella Cuscina e altri che non ricordo, o, frequentando il sito da qualche mese, non conosco.

 

Mi si farà forse notare l'abbondanza di poesie ispirate alla natura nella letteratura italiana, che nella mia ignoranza poco conosco, e magari anche nelle raccolte di Neteditor, che non ho verificato. Ho solo voluto manifestare una impressione sul nostro vivace ed amabile sito e certamente, vi assicuro, con affetto.

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