Sono molto colpito dall'osservare la notevole differenza di accoglienza riservata dal popolo di Neteditor alle varie manifestazioni poetiche, a seconda che queste trattino i sentimenti per gli umani o quelli per il resto del creato. Intanto la maggioranza delle esternazioni riguardano gli umani e rare sono le poesie che hanno per oggetto la natura. La differenza nella accoglienza è poi abissale: le seconde scorrono nell'indifferenza generale, mentre collane di ohh ahh uhh commentano le prime. Scusate il tono polemico, ma mi viene così, anche se la cosa non mi tocca personalmente.
Sono convinto che tutto ciò sia una particolarità delle culture mediterranee e che altrove sarebbe diverso, soprattutto nel nord Europa ed in Asia.
Ricordo, durante un viaggio in Giappone, che la guida ci portò a vedere la massima attrattiva di una (è vero insignificante) cittadina di provincia. Si trattava di un ciliegio vecchio di 1200 anni, nato all'interno di una enorme roccia, che col tempo aveva spaccato in due. Il Servizio Verde Pubblico di Firenze avrebbe abbattuto l'albero 1198 anni fà.
E ancora una volta, in un antico tempio, alla sommità di un alto e vecchio abete, una pianta parassita era cresciuta in una ferita sulla cima troncata e lì fioriva. Tutti (i turisti giapponesi naturalmente) col binocolo ad ammirare il prodigio, ohh ahh uhh. Il Servizio Verde Pubblico di Firenze sarebbe piombato lì a sirene spiegate per abbattere l'albero vecchio e malato, per la cd "messa in sicurezza".
Ancora in un tempio zen un monaco curava amorosamente un lungo ramo di un pino, che usciva molto fuori sagoma, sostenuto da pali come una vite. Gusto morboso per il deforme ? O semplicemente incanto di fronte alla natura in tutte le sue manifestazioni ? Io stesso sentivo prudere le mani per il bisogno di tagliare quella "irregolare" sporgenza. Non oso pensare cosa avrebbe fatto il Servizio Verde Pubblico di Firenze. Mi vengono in mente le criminali potature urbane, mosse da smania regolarizzatrice (tutti gli alberi decapitati ad ombrellino) e vero e proprio horror naturae.
E infine rammento le epiche migrazioni stagionali di massa per ammirare i colori dell'autunno o i ciliegi in fiore.
Ricordo poi il mio stupore nell'apprendere della "impudicizia" dei giapponesi, abituati a frequentare gli onsen, i bagni termali, tutti insieme, giovani e vecchi, uomini e donne, senza pudore. Solo dopo la guerra si sono rassegnati obtorto collo ad introdurre (provvisoriamente spero) orridi divisori tra zona uomo e zona donna, nei vecchi onsen, per accontentare il sentire puritano dell'invasore americano.
Viceversa quale pudore in quel popolo circa le intimità dell'animo ! L'esibizione dei sentimenti cui noi siamo abituati, vanto del nostro sito, urterebbe contro un loro insormontabile pudore.
Non a caso gli haiku, secondo me occhiate dell'animo umano alla natura, perdono di senso se riferiti a cose umane, come notato in alcune esibizioni recenti in Neteditor. Evidentemente non sono una forma neutra, ma nati per dare alla natura uno sguardo intimo, ma discreto e veloce, e non per altro.
Non sono un antropologo e quindi non so spiegare questi capovolgimenti di senso e gradimento tra culture diverse. Noto che le religioni asiatiche sono molto devote alla natura, in particolare lo scintoismo, per il quale ogni cosa è di per sé sacra, ogni essere vivente e ogni roccia.
Le società mediterranee hanno religioni tribali, che non sembrano in grado di vedere al di là del recinto del villaggio, concentrate narcisisticamente su sé stesse, sangue e ciccia. Che esse siano cause o piuttosto effetti non saprei dire.
Il rinascimento poi ha definitivamente fissato la centralità dell'essere umano anche in sede artistica.
Trovo comunque un pò inadeguato ai tempi globali questo provincialismo culturale e pertanto vi esorto amati poeti ad allargare il vostro orizzonte. Soprattutto esorto chi tra voi usa rivolgersi poeticamente alla natura di non cessare. Sarei felice di poter assistere ad una esibizione congiunta dei "pezzi" sulla natura (una voce nell'archivio Neteditor o magari un volume ?) dei vari michael-santhers, Damiani, Stano, o che della natura si preoccupano, come in Kappa, Barbara X, Gabriella Cuscina e altri che non ricordo, o, frequentando il sito da qualche mese, non conosco.
Mi si farà forse notare l'abbondanza di poesie ispirate alla natura nella letteratura italiana, che nella mia ignoranza poco conosco, e magari anche nelle raccolte di Neteditor, che non ho verificato. Ho solo voluto manifestare una impressione sul nostro vivace ed amabile sito e certamente, vi assicuro, con affetto.
Personalmente sento di accogliere il tuo pensiero sull'argomento, e per molti versi trovo anche che sia condivisibile dal momento che ho avuto la possibilità di constatare la riluttanza con la quale spesso, molti validi autori ( diversi da te citati) di testi riguardanti la natura e i temi ad essa connessi vengono accolti. Sarà solo il caso, sarà un certo provincialismo culturale, o forse soltanto un subdolo e sempre più crescente dsiinteresse verso questi temi, sarà tutto questo un pò, ma il tuo suggerimento che come già detto cercherò di valutare per il futuro, dovrebbe essere occasione di confronto, introspezione e dialogo aperto tra i molti assidui propugnatori del vago, dell'astratto e del vaneggiamento autoreferenziale
RispondiElimina- "... E sogno partenze assurde,/ Liberazioni impossibili /... Io annego nel tempo." - Vincenzo Cardarelli.
Mi fa piacere che anche tu abbia riscontrato il fenomeno che segnalo e che quindi non stia sollevando una fatua polemica. Mi piacerebbe conoscere gli autori di Neteditor interessati al tema della natura. Proprio oggi ho segnalato ai gestori del sito la difficoltà a rintracciare le poesie aventi la natura come oggetto, cosa che sarebbe possibile se si potesse incrociare categoria e genere, avendo però un genere connesso alla natura appunto, cosa attualmente mancante.
RispondiEliminaBeh, non sono un poeta, ma, visto il mio amore per la lettura delle opere che su questo sito si avvicendano quotidianamente, intervengo...
RispondiEliminaSia questo scritto un invito a cantare la natura e farsi voce in sua difesa, o sia un invito ad una maggiore considerazione della natura come fonte di ispirazione ed essa stessa rappresentazione dell'interiorità nonché della libertà o schiavitù dello spirito, secondo la mia impressione, quasi tutti i poeti di Neteditor vi fanno presto o tardi riferimento.
Forse appare difficile cogliere il procedimento di interiorizzazione degli elementi naturali, oppure il carattere di taluni versi che introiettano la visione contemplativa per produrre significati intimi e personali, come anche l'esorcizzazione del dolore umano attraverso l'osservazione e la rielaborazione dei fenomeni naturali.
Credo che la diversa maniera, nella trattazione, rispetto a quanto accada nelle culture da te citate, sia dovuta proprio a questa inclinazione, cui facevi anche riferimento - che sia radicata nel materiale genetico non mi stupirebbe, visto che mi piace credere di essere la mia storia e non quella di qualcun altro -, così fortemente orientata alla misura dell'uomo, ma certamente non verso l'esclusione-rifiuto del contatto con la natura ospitante, la quale è sentita ancora come sofferente alla pari e più dello stesso uomo - fino a soccombere (anche se a volte le parti possono invertirsi - ma bisognerebbe qui chiedersi se esista un intelletto non umano a regolare gli eventi, e si cadrebbe in una speculazione non facile da dirimere) -, ed interiorizzata fino ad esprimersi attraverso essa e per essa (anche in ottima prosa esistono esempi di interiorizzazione dell'oggetto realizzata mediante l'appoggio inequivocabile sulla contemplazione della natura, e sovente con spirito di difesa).
Non faccio esempi letterari perché la lista sarebbe infinita, in quanto leggo natura nella poesia di ogni tempo - e dall'antico fino a noi di esempi se ne sono fatti anche di recente su questo sito stesso -, e in ogni caso credo ci siano qui autori che possono individuare i contenuti più descrittivi molto meglio di quanto possa fare io.
Anche la musica non prescinde quasi mai dalla contemplazione della natura, ma è difficile leggervela.
La diversità-varietà sarà sempre risorsa, e buon antidoto contro l'infelicità.
fausto
Procedimento di interiorizzazione degli elementi naturali
RispondiEliminaIl tuo intervento mi onora, ma la tua autorevolissima difesa mi conferma nella convinzione che la natura sia estranea al sentire delle culture mediterranee e che sia recepita solo come metafora dell'umano. Il centro di interesse ossessivo resta l'uomo, l'orizzonte lo specchio.
Certamente...
RispondiEliminaMa tendevo a considerare la questione riferendomi all'aspetto più propriamente emotivo e partecipativo.
L'artista qui colto in causa è solitamente molto sensibile al tema della natura (quindi assolutamente non direi estraneo).
Se questa sensibilità venga o meno filtrata dal tessuto culturale e sociale nel quale l'artista si esprime, è una questione di risposta del tutto soggettiva.
Ecco, questo soltanto vorrei puntualizzare: la sensibilità c'è, ed è forte.
Per quanto attiene al degrado ambientale o ad ogni maltrattamento e sfruttamento di qualsiasi essere vivente, non credo sia questa la sede meglio opportuna per parlarne: mi sembrava che il dibattito si presentasse nella direzione prettamente letteraria - se non ho capito male.
Quanto all'aggiunta di una voce nelle varie categorie indicate dal sito, sì, sono d'accordo che i poeti da te citati possano trovare la collocazione corretta per le loro opere, facilitando di conseguenza gli utenti.
fausto
p.s. torno in classe... grazie ancora per l'occasione di confronto.
"mi sembrava che il dibattito si presentasse nella direzione pre
RispondiEliminaSì certo, mi sono inopportunamente allargato nell'argomentare.
Queste osservazioni mi sono venute in mente dopo aver osservato due poesie particolarmente belle su avvenimenti nella natura, transitare contemporaneamente nel silenzio generale. Preferisco non indicare l'autore, che forse non gradirebbe essere coinvolto. Ho imparato da voi ad apprezzare la poesia, in particolare dalle tue lezioni, e credo di essere in grado di accorgermi del particolare valore estetico di un pezzo. Inoltre si tratta di autore ampiamente apprezzato quando espone contenuti diversi.
Quindi ho interpretato questa indifferenza senza incrinature, come un rigetto culturale. Se brillanti poeti e fini lettori e critici non sanno cogliere manifeste qualità estetiche, del tutto simili ad altre su temi diversi, umani appunto, come può spiegarsi se non con una estraneità, un disagio circa i temi stessi ?
Evidentemente le sensibilità sono associate a determinati scenari e non ad altri. Non sto parlando di mancanza di sensibilità, ma di sensibilità culturalmente condizionate. E non era la prima volta che notavo il fenomeno. Tutto qui.
Un caro saluto
vento
Ci possono essere motivazioni diverse dietro l'atteggiamento che denunci: se penso - e parlo di me per non disturbare nessuno - alla mia pigrizia nella scoperta di nuovi talenti, può già essere questa una risposta; aggiungi il fatto che non sempre ho voglia di commentare, non sempre credo di essere gradito: spesso mi è successo di commentare, anche diverse volte, e di non aver mai ricevuto un solo consenso; e va benissimo nel maggior numero dei casi, ma non riceverne del tutto indurrebbe all'ipotesi di mancata accoglienza.
RispondiEliminaAltre volte è questione di stanchezza, e si finisce per non commentare abbastanza. Insomma, ci possono essere tante ragioni.
Mi spiace che poesie molto valide siano transitate senza riscuotere consensi. Ma perché non hai commentato tu stesso per evidenziarne la presenza? O forse sono sfuggiti anche i commenti?
Sì, a questo punto, l'aggiunta di una categoria specifica in tal senso potrebbe davvero risolvere il problema.
Grazie per gli apprezzamenti nei miei confronti, mi giungono tanto inaspettati quanto - senza offesa e con sincerità - incredibili...
Ribadisco, sono un musicista... spero di non fare mai lezioni anche sul sito, o dovrò pensare ad una deformazione professionale ormai avanzata. Ah ah! Detto con simpatia...
Ricambio il caro saluto.
fausto
Mi sento di appoggiare in pieno l'intervento di Fausto, e aggiungo che secondo il mio punto di vista, la difficoltà nell'individuare certi temi non nasce dalla mancanza o dalla marginalizzazione degli stessi all'interno delle opere, bensì dalla forma attraverso cui vengono elaborati ed espressi. Inoltre l'ottica cambia a seconda della cultura come tu stesso casalvento hai detto, se si prende come esempio la cultura giapponese, si potrebbe rigirare la questione: nel loro tipo di poesia la contemplazione della natura ed il rapporto natura uomo sono espressi nella forma in modo assai più preminente, se non del tutto preminente a discapito di altri temi, ma questo fa parte del peculiare carattere giapponese, tuttavia anche in questo caso si tratterebbe non di una mancanza ma della semplice, fondamentale differenza tra i sentimenti che ci portiamo dentro e la forma espressiva con cui tali sentimenti prendono, mi si perdoni il gioco di parole, forma. Insomma è un dicorso piuttosto complesso a mio modo di vedere, e come sempre, generalizzando si rischia di diventare superficiali.
RispondiElimina"All'infuori del cane, il libro è il migliore amico dell'uomo. Dentro il cane è troppo scuro per leggere" G.M.
Credo che ogni cultura abbia i suoi valori, anche estetici, diversi da altre e non c'è niente di male. Non sto accusando le culture mediterranee; al massimo registro personali distanze, ma questo è poco rilevante.
RispondiEliminaPiuttosto ritengo possibile ed utile aprirsi a culture altre, intenderle, nei limiti del possibile e senza scimmiottarle.
Inoltre, a meno che ora, in tempo di crisi, non ci sia una fuga dal villaggio globale, dovremmo coltivare gli interessi comuni finora in esso identificati, tra i quali senz'altro il rispetto per la natura.
Con questo però non intendo sollecitare una poesia militante ! Trovo davvero belle le poesie in Neteditor, mi sorprende e spiace la sordità verso altre forme e contenuti anche quando di valore.
vento
Quello che dici a mio avviso è vero non solo in questa sede ma nella letteratura occidentale in generale, e si è accentuato nell'epoca che viviamo. Basti pensare che un capolavoro come il richiamo della foresta di Jack London è catalogato come un libro d'avventura per ragazzi. Ma anche senza scomodare talentuosi autori è sufficiente vedere come la media delle persone tratta i cani: o li veste come bambini o li abbandona prima delle ferie, pietismo e menefreghismo due colonne della "cultura" occidentale.
RispondiEliminaSiamo in totale sintonia.
RispondiEliminavento
La tradizione occidentale
RispondiEliminaNon è affatto sbagliata la tua osservazione, peraltro adeguatamente documentata. Tuttavia, come tu giustamente affermi, la cultura occidentale è affetta da antropocentrismo e l'approccio prevalentemente lirico - introspettivo della poesia ne è l'ovvia conseguenza. E' vero quanto sostiene Fausto che la natutra è stata ed è argomento privilegiato di molti autori, ma quasi sempre, a mio avviso e a quanto lui stesso afferma, quale proiezione dell'io.
Io stessa, che non scrivo poesie ma testi narrativi, adopero uguale procedimento proiettivo, oggettivante, e lo faccio consapevolmente.
Esorti i poeti del sito a parlare di natura .... tutttavia siamo condizionati da una cultura che mette la natura al servizio dell'uomo - v. la Genesi - e quindi condannati all'antropocentrismo esistenziale, all'autoreferenzialità narcisistica.
" Più difficile è fissare sulla carta le vie delle rondini .... " (Italo Calvino, Le città invisibili)
Grazie per la risposta onesta ed illuminante. Non c'è più niente da aggiungere, direi, salvo un dettaglio. Tu parli di cultura occidentale; io penso che le cose dette riguardino piuttosto (o almeno prevalentemente) la cultura mediterranea.
RispondiEliminavento
forse, "vento", non so....
RispondiElimina... mi vengono in mente il romanticismo inglese, o tedesco, l'idealismo ....... Shakespeare...
No, non solo meditarranea, secondo me . ...
Grazie della bella discussione e riflessione che hai aperto: amo Neteditor, molto spesso.
" Più difficile è fissare sulla carta le vie delle rondini .... " (Italo Calvino, Le città invisibili)
Una cosa è osservare, giustamente, la diversità dei approccio verso la natura o verso l'uomo in due paesi, distanti, in tutti i sensi, come Giappone e Italia, altra cosa, per me non accettabile, è tacciare di provincialismo culturale, appunto la cultura di una intera nazione. Io potrei sostenere che sono provinciali i giapponesi, ma non lo penso e perciò non dico. A me piace la diversità fra le culture, non la loro uniformità.
RispondiEliminaTouché
RispondiEliminaChiedo scusa per essermi lasciato prendere dalla polemica. Il mio auspicio è semplicemente che si sviluppi una maggiore capacità di intendere ed apprezzare forme e culture diverse, pur radicati giustamente nella propria.
vento