27.12.08

Macchine ladre (1994)

Che esperienza nuova e rilassante a Tokyo, il potersi muovere senza impedimenti, fluidamente, negli innumerevoli treni, che sottoterra ti portano come tappeti volanti in pochi minuti da tutte le parti della immensa città. Che sconosciuto senso di libertà, per uno abituato ai trasporti fiorentini: l’unico aspetto in comune che ho rilevato è stato il costo dei biglietti. Poveri italiani, non godere dei regali migliori della “modernità”, pur non perdendosi nessuno degli inconvenienti.

All’inizio il panico, lo ammetto: stazioni totalmente automatiche, senza (o quasi) un addetto cui chiedere chiarimenti. Gli unici interlocutori erano le macchine.
Le macchine ! Che scoperta ! Ci sono anche da noi macchine che in cambio di soldi ti danno biglietti, certo. Ma che differenza !
Io, lo confesso, le ho sempre evitate. La mia esperienza, vivendo in Toscana, mi ha fatto incontrare due tipi di macchine: quelle guaste e quelle che ti fanno dispetti, ad esempio dandoti il biglietto, ma non il resto. Macchine ladre, furbe, usate dall’amministrazione col doppio vantaggio di risparmiare nella spesa (macchine poco intelligenti e quindi poco costose) e di arrotondare il bottino.

In Giappone ho visto qualche volta squadre di tecnici biancovestiti, come dei medici, affaccendati intorno a macchine in difficoltà. Interventi tempestivi, per evitare il caos, visti i fiumi di gente che a grande velocità passano nei sotterranei delle metropolitane. Fermarsi un secondo a guardare il soffitto sarebbe da sconsiderati: produrrebbe un tamponamento tra pedoni, che solo gli automobilisti italiani sulle autostrade padane in inverno possono figurarsi. Per questo i giapponesi non possono permettersi una macchina guasta.

Le macchine si sa possono essere più o meno intelligenti e le prime certamente costano più delle seconde. Impressionante la capacità delle biglietterie automatiche di Tokyo nel riconoscere le banconote, in qualunque modo inserite, anche appallottolate.
Immaginabile lo sconforto al ritorno, quando nell’areoporto di Roma ho cercato di ottenere da una macchina italiana un biglietto per lo “shuttle”, il moderno treno che porta in città (e che a quel tempo scaricava i malcapitati in una landa buia e deserta, chissà perché lontana dalla stazione ferroviaria centrale verso cui inevitabilmente tutti cercavano di andare, alla mercé di pochi taxi nascosti nell’ombra).

Certo non avevo il treno dopo due minuti (tempo di attesa standard nelle stazioni di Tokyo), bensì una più italiana ora, quindi quel che ci voleva era giusto un passatempo.
Così mi sono acceso la pipa ed ho iniziato il duello. Devo ringraziare due simpatici signori argentini se non ho perso il treno (l’ultimo passaggio della sera verso Roma).
“Es una màquina muy sensible !”, osserva con affettuosa comprensione uno dei miei amici: qualunque piega o arricciamento delle banconote ne suscitava l’irritazione e il rifiuto. Superato questo ostacolo, si è trattato poi di indovinare quale fosse il verso “giusto” di presentare i soldi. Avevo dimenticato questo problema, caratteristico delle macchine “poco intelligenti”, perché costruite al riparmio con lettori più semplici.

Anche la tecnologia evidentemente subisce le influenze delle culture in cui opera e ad esse si ispira: perché stupirsi quindi di incontrare macchine pressappochiste e ladre in Italia ? Ma soprattutto penso che le macchine riflettano la mancanza negli amministratori che le scelgono ed installano, di rispetto per i cittadini, che finiranno per detestare sempre più la cosiddetta “modernità”.

8 commenti:

  1. O emigriamo o spacchiamo tutto. Ma siccome spaccare tutto significa sciupare soldi nostri.... Certo se imigrassero i nostri politici, ma gli Stati Uniti hanno detto "basta mafiosi"

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  2. Caro Maurizio,
    anch'io sono pessimista, ma ciononostante credo che scambiarsi idee sui problemi della nostra società serva a qualcosa, alla lunga.
    Sono grato a Neteditor, che ci dà questa possibilità.

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  3. ...il concetto di semplificare la vita alle persone è assolutamente corretto...
    ...ma se il "modello di vita" è quello giapponese, mi terrei le macchinette perditempo (e soldi).
    La gente "spinta" all'interno delle vetture della metropolitana, i fiumi di persone che anche tu descrivi, la propria vita costruita in funzione del lavoro, ed ogni secondo perso non è tempo sottratto alla propria vita, ma soltanto al proprio lavoro...
    di questa "efficienza" faccio volentieri a meno, grazie.

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  4. E' vero sono un pò ammucchiati nelle città: sono tanti in un paese piccolo.
    Ma tutto è così fluido, che nessuno ti ostacola, come invece avviene qui.
    E' più facile trovare lì luoghi di silenzio e atteggiamenti meditativi, che da noi.
    Inoltre amano vivere collettivamente, mi è sembrato, e sanno divertirsi,
    in tempi e modi assai diversi dai nostri.
    La mia impressione, un pò datata ormai, mi ha fatto rivedere i nostri pregiudizi su quel paese.

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  5. Ho vissuto un anno a Firenze.
    I primi giorni sono passato in auto nella zona della fortezza da Basso, vicino alla stazione ...ebbene mi sono ritrovato all'interno della zona a traffico limitato senza riuscire a capire come uscirne e senza avere indicazioni stradali chiare che mi informassero su come evitarla.
    La cosa, a suo tempo, sono passati più di dieci anni, non è capitata solo a me, ma a diverse altre persone che si sono trovate nella stessa situazione.
    Questo mi diede molto fastidio! Passavo per un “furbino” che entrava nella zona a traffico limitato quando io non avevo nessuna intenzione di entrarci!...qualche cartello in più sarebbe stato auspicabile!
    A Verona mi è successa una cosa simile, sempre a causa della cartellonistica carente.
    Abitavo a Trento, mi recavo spesso a Verona.
    Un giorno decido di prendere una strada provinciale...così, per vedere la zona! Nel ritornare a casa, le indicazioni su Trento, improvvisamente sparirono...per la cartellonistica non esisteva più!!!
    Mi sono dovuto fermare tirare fuori la cartina, all'epoca i navigatori satellitari dovevano ancora arrivare, e capire dove si trovava, confronto a Trento, il paese che avevo davanti.
    In Italia troppe cose sono al risparmio a danno del povero cristo!!

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  6. Ti capisco.
    Penso comunque che per la segnaletica si spenda troppo, non troppo poco; certamente male.
    Le indicazioni dovrebbero essere poche, chiare, al posto giusto e senza lacune.
    Esattamente il contrario di quanto avviene.
    Credo sia un problema culturale, quindi insolubile.
    Mancano i valori ispiratori giusti: reale preoccupazione per il cittadino e vocazione alla semplicità.
    Però forse un pò di controllo e pressione sugli addetti, potrebbe avviare un processo evolutivo.
    Chissà ?

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  7. E' bello evidenziare come nel paese dell'approssimazione anche le macchine si adeguano.
    Noialtri, invece, cerchiamo sempre nuove "scappatoie" per evitare queste difficoltà che, come le lungaggini della burocrazia, ci condizionano anche nel carattere (rassegnazione?... mai!). Bene hai fatto a mettere in evidenza tutto ciò.

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  8. Sono impressioni datate, ma temo ancora attuali.
    Grazie giuliocaso di condividerle.
    Difficile stimare quanto ci pesi questa zavorra, nel nostro vivere.
    Anche se non ci rassegniamo, fiacca lo spirito,
    come giustamente osservi.

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