27.12.08

Lamenti toscani (1990)

Non avendo mai scritto , mi aiuto come posso. A volte immagino di mettere un dito in gola, per vomitare immagini acide, cattive, che mi porto dietro da tempo. A volte penso che sto parlando della mia terra, cui bene o male appartengo, per trovare un sorriso benevolo. A volte penso a Simenon, per trovare quel tono minore nel raccontare, che mi affascina, o a Tozzi che così dolorosamente ha sentito e raccontato la cruda anima toscana.
A volte mi vesto da viaggiatore inglese di un tempo e apro occhi stupiti su questo paese ancora selvaggio. Vorrei raccontare le ipocrisie di questo popolo retoricamente orgoglioso delle proprie origini contadine, ma che ha dimenticato le cose belle che conosceva, rinnegando di fatto la cultura di origine, che sembra quindi piuttosto odiare.
Un popolo che della cultura contadina ricorda e rivive solo gli aspetti peggiori, come la brutalità verso le piante e gli animali, “erbacce” e “bestiacce”, in un mondo moderno, specie europeo, così sensibile verso la natura.
Malumori si trasformano ogni estate in incendi dei boschi, squadre di costosi "operatori ecologici" si accaniscono contro le "erbacce" che "deturpano" le viuzze collinari, mentre nelle città alberi imponenti vengono "potati" mediante decapitazione, "tanto sò malati".
Vecchi rancori, la sensazione di vivere una rivincita di classe (“cacciavano i padroni, ora si caccia noi !”), spingono ogni giorno ex-contadini, nelle campagne espropriate e abbandonate (timidamente neocolonizzate da ex-cittadini, idealisti assediati nelle loro case), a distruggere quel poco che resta della natura, con giusto orrore degli stranieri che hanno modo di osservare.
Spero che questi lamenti non siano troppo noiosi e attirino l'attenzione sulla diffusa mancanza di rispetto per la natura nel nostro paese e sui condizionamenti culturali che ne sono alla radice.

4 commenti:

  1. Questa faccenda degli alberi potati a morte mi suona familiare... La cosa però che mi scandalizza di più sono le recinzioni, i cancelli, le catene, i divieti d'accesso, dilaganti per ogni dove. Ovvero la più stupida, inutile, invasiva prepotenza della proprietà privata. Qui c'è mio e non ci passa nessuno. Ormai in campagna è diventato difficile perfino muoversi a piedi. Molte delle vecchie carraie sono state interrotte, deviate, o sono state rese inagibili. Spesso si tratta di autentici arbitri o di atti illegali, che purtroppo nessuno si preoccupa di sanzionare.

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  2. Hai ragione, ma devi chiederti qual'è la causa.
    Per quanto ne so io, la ragione principale è che la recinzione è l'unico modo per evitare che i cacciatori vengano a spararti dentro casa.
    Anch'io ho dovuto chiudere. Qui vicino so di case che hanno fatto un fondo chiuso per questa ragione. L'assurdo è che sono gli stessi cacciatori a fargli la recinzione !
    Morale ? Questi signori, in fondo quattro gatti, si sono impadroniti delle campagne italiane e per non avere seccature ci chiudono, noi che abitiamo nelle campagne, dentro i nostri fazzoletti di terra. Così tutto quello che resta è roba loro, in barba ai diritti di proprietà ormai di fatto aboliti.
    Per chi viene da fuori a passeggiare, la penosa scoperta di non potersi muovere.
    Ma non sono i proprietari la causa. Sono i cacciatori che ritagliano piccole isole intorno alle case, per impadronirsi dell'intero territorio nazionale.
    Non so se mi sono spiegato. Chi non vive nelle campagne non può capire cosa vi sta succedendo.

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  3. Ho smesso definitivamente di andare a caccia una decina di anni fa. La differenza tra il periodo in cui avevo cominciato (gli anni 60) e quello attuale, mi era divenuta insopportabile. A quell'epoca i poderi erano vuoti e le campagne, specie nelle zone collinari, deserte. I campi erano incolti e si faceva fatica a camminarci. Per uno che praticava quasi esclusivamente la caccia al fagiano era quasi un paradiso. Ora vado in campagna solo per passeggiare e nei boschi per cercare i funghi. Anche per questi, un tempo c'erano delle consuetudini che avevano forza di legge. Per esempio sotto i castagni il passaggio era libero, non c'era una rete a pagarla un milione. Chi raccoglieva le castagne altrui era un ladro e poteva anche beccarsi una fucilata a sale, senza che nessuno trovasse qualcosa da ridire. I funghi invece si potevano cercare liberamente e nessun propietario ti mandava via, anzi capitava che ti desse chiacchierando qualche buona indicazione. Anche le castagne che cadevano sulle strade, comprese quelle vicinali, potevano essere liberamente raccolte. I proprietari le lasciavano stare, anche se vi rotolavano dalle proprie piante. Una manna per i paesani più poveri. Alcune di queste consuetudini, come certi diritti di passo, avrebbero potuto essere tranquillamente mantenute, se i sindaci si fossero avvalsi della possibilità di proteggerle, come pure la nostra legislazione consente. Un altro esempio. Dalle mie parti c'è un viottolo che gira intorno ad un poggio boscoso e assolutamente disabitato. Nessuna coltivazione e nessuna abitazione nei paraggi. Una splendida passeggiata, tutta pianeggiante, a due o tre km dall'abitato, facilmente raggiungibile dalla strada asfaltata, da cui dista una cinquantina di metri, e con uno spiazzo, un vecchio imposto, dove si poteva lasciare la macchina. Ebbene l'altro giorno ho trovato l'accesso sulla strada sbarrato dalla solita catena con il cartello: proprietà privata divieto di accesso. Evidentemente qualcuno si è ricordato che lì c'era suo, gratificando la sua coscienza proprietaria con un bel dispetto a quei quattro gatti, che facevano il percorso a piedi e ora non lo faranno più, non sapendo dove lasciare la macchina. I cacciatori naturalmente passano lo stesso. Quella è zona di cinghiale e lì loro non hanno mai parcheggiato: lasciano le macchine ai piedi del poggio e da lì iniziano la tesa. Per il resto non so che dire. Ai miei tempi era più facile che qualche cacciatore stronzo tagliasse una rete o un filo spinato tesi dai proprietari, piuttosto che gli tirasse su una recinzione. In casi di conflitto ricordo che si addiveniva ad accordi del tipo: i cacciatori ti imbrecciano la strada e tu gli dai la chiave della catena. Ma i tempi cambiano, evidentemente.

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  4. La faccenda è complessa, certo.
    A me piacerebbe muovermi in una natura rispettata, pacificata, come in molti paesi europei e asiatici, specie buddisti, dove addirittura è percepita come sacra (Giappone, Tailandia, India, ecc.). La caccia dovrebbe essere, se non abolita, quantomeno ridotta a spazi chiusi. Gli animali dovrebbero poter recuperare serenità e fiducia, come nelle campagne di altri paesi. Le nostre campagne sono violentate e degradate, le piante rovinate, gli animali terrorizzati e nascosti. E anche la gente che ci abita è incarognita, per le violenze che pratica o che riceve. Che campagna è ? Io col mio cane vado a passeggiare in città e mi pento di essere venuto a viverci.

    Sarebbero molti gli "utenti" almeno potenziali della natura, della campagna: camminatori, fungaioli, cavalieri, pittori, fotografi, poeti, ecc., ma oggi di fatto gli unici utenti sono i cacciatori. Perché ?
    Perché se ci sono loro non ci possono essere altri. Fanno il vuoto. Se voglio fare una passeggiata nei sentieri ufficiali CAI, devo astenermi, perché ci sono i cacciatori appostati che sparano. Ovviamente è proibito, ma chi li controlla ?
    Abbiamo morti e feriti tutti i giorni (vedi il blog Il Bel Paese) e non sono solo cacciatori, ma cercatori di funghi e altro. Mi hanno sparato in faccia due volte, davanti casa, nonostante le mie recinzioni.
    Si impedisce di fumare nei luoghi pubblici, ma si permette di spararci. Che paese è questo ? Se potessi me ne andrei a vivere nella campagna svizzera, per trovare un pò di serenità.

    Questo clima di violenza si propaga piano piano alle anime di tutti. Il nostro è uno dei paesi più violenti al mondo, violenza verso persone, animali e piante, verso la vita.

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