27.12.08

Il “Bambi di Pratolino” (1992)

Scene di caccia e di follia in basso Mugello. (Dalla cronaca del quotidiano La Nazione).

Giuro che per quanto mi sia arrovellato non sono riuscito a capire se il cronista ha tenuta ben nascosta la sua voglia di ridere, anzi di sghignazzare, oppure di piangere, o se invece non ha avvertito nessuna stonatura in questa storia grottesca. Ritengo la seconda ipotesi, per quanto incredibile, più probabile.
Una domenica non lontano da Firenze una banda di cacciatori avvista "Bambi". E’ un povero cerbiatto nuovo del posto, appena comprato dall’amministrazione locale con i soldi dei contribuenti e sbattuto in questo mattatoio all’aperto. Aggredito, morso e inseguito da cani e cacciatori, si rifugia ferito e in stato di shock in un giardino privato di Pratolino, villaggio all’inizio della valle del Mugello.
Scatta schizofrenicamente il grande cuore italiano, lo “stato sociale”. La macchina dell’assistenza pubblica si muove alla grande, generosamente finanziata dai cittadini. Ambulanze, strumenti, operatori medici e paramedici, di tutte le “misericordie” del Mugello, in allegra competizione, tutto è in eccitata mobilitazione, per soccorrere lo sventurato. Che non si dica poi che l’amministrazione italiana è inefficente !
Dopo varie cure specialistiche e non, Bambi, forse nella prospettiva di essere “restituito all’ambiente”, decide comunque che è meglio morire, racconta un po’ seccato il cronista. Con grande delusione anche dei cacciatori, che dal “Bar dello sport” lo aspettavano per il bentornato.

Come interpretare questa folle ma "normale" quotidianità ?

19 commenti:

  1. sì, ma è cronaca, quotidianità

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  2. Vento, leggi questa. L'ho appena letta sul sito dell'ansa ( www.ansa.it ), nell'ambito di un lungo articolo sulla caccia:

    CACCIATORE UCCISO DA COLLEGA DOPO LITE PER CATTURA LEPRE
    Una battuta di caccia sui monti che sovrastano Lecco, questa mattina, si è conclusa con un omicidio: secondo le primissime informazioni due cacciatori si sono affrontati nel bosco dopo l'uccisione di una lepre. Entrambi rivendicavano il possesso della preda. A un certo punto uno dei due cacciatori è stato colpito da una fucilata sparata dall'altro che a sua volta è rimasto ferito, in modo non grave, da un colpo esploso dalla vittima. Ancora da chiarire l'esatta dinamica dell'episodio sul quale sono ora in corso indagini da parte della Questura di Lecco. (ANSA).

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  3. Povero Darwin !
    Eccezionale Cupo, grazie di avere scovato una simile chicca.
    Dal duello per Elena di Achille ed Ettore a Troia, a questa merda.
    Certo che ne è passato di tempo e che evoluzione !
    Povero Darwin, che non lo sappia !
    E c'è ancora qualche ingenuo
    che crede nella nobile arte della caccia !

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  4. Concordo, sarebbe l'ora di smetterla di sparare ai poveri leprotti e iniziare finalmente a tirare schioppettate a sale contro certi ambientalisti-vegan-verdi-noglobal che schiattano di rabbia perchè viene impallinato qualche fagiano. Dite quello che pensate invece di fingere di indignarvi perchè due deficenti si sono litigati una lepre: gli animali hanno pari diritti e dignità delle persone e la caccia andrebbe abolita. Invece siete così penosi, così piccoli e così patetici che vi abbassate a farvi le seghe a vicenda parlando per allusioni.
    Di fronte a certi discorsi del cavolo, giuro che rivaluto in un istante personaggi come islamfanboy.
    BAM! BAM! BAM!

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  5. Guerrieri

    Caro Seilor,

    nonostante la tua aggressività compulsiva e incontrollata, ho avuto modo di notare segni di tua intelligenza. Per questo provo a spiegarti il mio punto di vista. Nonostante quel che pensano e dicono i buonisti, i pacifisti senza se e senza ma, cioè ottusi, nella cui famiglia mi includi e che invece detesto quanto te, esiste nell'uomo l'istinto a uccidere. Altro ché ! E' la creatura più bellicosa del pianeta e per questo lo domina. L'intelligenza degli umani finora si è manifestata soprattutto nella tecnica bellica.

    La guerra è anche un'arte, o almeno lo è stata fino a poco tempo fà. Il vero guerriero era leale, rispettava codici di onore, ecc..
    Si può essere guerrieri leali e guerrieri cialtroni, come quelli che se la prendono con un merlo, perché non hanno il coraggio o la possibilità di farlo con gli umani, come farebbero se seguissero il loro impulso e come dimostra la storia sciagurata riportata da Cupo.
    Guerrieri leali e nobili sono quelli che si scelgono nemici pari e consenzienti, quindi ormai solo gli umani. I grandi predatori sono ormai estinti, grazie agli umani.

    Così fanno nei paesi civili, dove esistono club che praticano l'arte della guerra, senza ipocrisie come chi invece dirotta l'aggressività sugli animali, ma apertamente lottando coi propri simili.
    Organizzano vere battaglie, con tutta la tecnologia della guerra moderna, indossando vere divise (americane, inglesi, giapponesi, tedesche, le italiane nò, chissà perché; evidentemente gli italiani come guerrieri non godono buona fama).
    Ma credo che ci siano anche in Italia pratiche di questo tipo, forse in Emilia mi pare di aver letto, ma non ne sono sicuro. Queste sono le giuste pratiche dell'arte della guerra, sublimata in attività ludica. Leale, non ipocrita, dirottando sugli inermi la propria aggressività, come animali indifesi, donne, bambini, ecc..


    L'uomo è intelligente e oggi si rende conto che l'attitudine alla guerra non gli serve più, anzi è diventata un problema, come dimostra il terrorismo. Quindi cerca di superare sublimandolo questo impulso a uccidere. Non negandolo stupidamente, come molti si ostinano ipocritamente a fare, ma impiegandolo in modo più intelligente e vantaggioso per la propria affermazione. Oggi l'interesse non è più difendersi da animali più forti e aggressivi di noi, che ormai non ci sono più, ma al contrario, essendo questi ormai estinti, l'interesse è quello di salvare da distruzione totale la natura, senza la quale, nonostante la nostra intelligenza, non potremmo sopravvivere.

    Questo forse è il punto più difficile da capire, bisogna far lavorare il cervello e purtroppo non è da tutti. Questa è la nuova frontiera dell'evoluzione: dalla bellicosità occorre evolvere necessariamente verso l'intelligenza,
    Oggi la bellicosità che ha dato agli umani il dominio sul mondo, è diventata un problema, perché è un impulso che non si riesce più a fermare, neanche ora che non ci sono più nemici e quindi inevitabilmente questa formidabile energia distruttiva finisce per distruggere noi stessi. E non riusciamo a fermarla, nonostante ne siamo capaci, grazie all'intelligenza e alla attitudine alla sublimazione, dii cui almeno alcuni sono capaci.
    Questa è l'attitudine da sviluppare, per evitare l'autodistruzione.

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  6. Uh! Dici delle cose condivisibili e sensate, per carità. Dimentichi solo un piccolissimo particolare: hai presente quanto è buono un ragù di cinghiale? O una pernice in umido? O una lepre coi carciofi? O una polenta con sugo di cervo? O uno spezzatino di camoscio?

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  7. Ho presenre, ho presente !
    Sono ghiotto di carne, specialmente agnello; quando non resisto più, una volta ogni due mesi, me ne faccio un piatto: una costoletta, polpette di soia e tante patate. E' difficile ma non impossibile controllare l'impulso a mangiare carne. Ma questi sono problemi miei. Mangia pure cervo ed altri animali da allevamento, magari mòderati: ne guadagni in salute e ti gusti di più il cibo. Cominciamo a lasciare in pace i selvatici, animali e vegetali, nelle poche zone non ancora antropizzate. E soprattutto cominciamo a capire che siamo troppi e a limitare la nascite.

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  8. Interessante il tuo discorso caro vento, però permettimi alcune rapide considerazioni.
    1) Tu non fai parte della tribù dei buonisti stupidi e la cosa non può che rallegrarmi, però questa tribù esiste ed è anche abbastanza estesa. Se mi permetti un'auto citazione me ne sono occupato nel mio scritto: "Quando l'amore per gli animali diventa follia" e ad esso rimando. Sono brutti gli autoriferimenti ma è brutto anche ripetersi sempre no? A parte queste considerazioni penso che se la natura fosse davvero quell'insulso cartone anmato a cui la riducono le anime buone e belle di tutte le salse questa perderebbe quasi tutto il suo fascino. La montagna è tanto affascinante non solo perchè la vediamo bella ma anche perchè, sotto sotto, la sentiamo poco amichevole se non francamente nemica.
    2) Mi sembra quanto meno semplicistico ridurre la caccia a semplice impulso ad uccidere che pure esiste, è presente in essa e riguarda comunque tutta la natura. La caccia è anche sport, desiderio di procurarsi una cena diversa dal solito, voglia di passare una giornata lontano dalla città. Non sono un cacciatore, non ho mai cacciato, al massimo, in poche occasioni, pescato, quindi parlo senza avere conoscenze dirette ma mi sembra che per molti aspetti la caccia possa essere assimilata alla ricerca di funghi che invece mi è capitato di praticare più volte. Acquistare un porcino al supermercato è qualcosa di totalmente diverso dal trovarlo in un bosco, te lo assicuro, e forse questo vale anche per le lepri, al di là dello spirito competitivo e della umana aggressività.
    3) Mi sembra eccessivo affermare che l'uomo domina il pianeta grazie al suo istinto bellico. Se davvero l'istinto bellico, che pure è fondamentale, fosse assolutamente prevalente il genere umano si sarebbe estinto da tempo. Penso che l'istinto bellico sia un sottoprodotto di enorme importanza di un'altro istinto umano: quello sociale. Gli uomini si combattono perchè si organizzano in società; in senso proprio gli animali non fanno guerre, si limitano ad uccidersi per soddisfare bisogni primari. La guerra è un fatto sociale quindi quasi esclusivamente umano, così come è un fatto umano la pace; quando non si ammazzano gli animali si ignorano, non vivono in pace l'uno con l'altro, quali che siano le teorie in proposito di certi falsi amanti della natura.
    4) Purtroppo la guerra serve ancora, come ci dimostrano gli eventi di tutti i giorni. A non servire più, sono del tutto d'accordo con te in questo, è la guerra come valore, la guerra "sportiva", la guerra che piaceva a Nietzsche. Penso che non solo i giochi di guerra ma praticamente tutto lo sport sia una grande sublimazione della aggressività. Per questo amo lo sport e, te lo confesso, fra gli sport non disdegno quelli più agressivi, il pugilato ad esempio. Lo so di essere anche in questo fuori moda, lontano anni luce dai paramentri del politicamente corretto, la cosa però mi lascia del tutto indifferente.
    Tutti questi punti andrebbero approfonditi, me ne rendo conto, ma forse non è il caso di discutere sull'universo ed i suoi dintorni a partire da una lepre.

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  9. Se ti sentono i fungaioli !

    I fungaioli sono le vittime preferite dei cacciatori. Esiste una associazione dei parenti delle vittime della caccia e vedo che le vittime vengono da quella categoria, a parte qualche veterinario o turista camminatore (qui usano i sentieri del CAI come postazioni per sparare ai migratori; e vagli a dire qualcosa a energumeni col fucile puntato !). Nel sito http://www.cacciailcacciatore.org/ trovi molte informazioni al riguardo.

    Io non mi ero mai interessato a queste faccende fino a quando non sono andato a vivere in campagna (campagna toscana, per giunta !). Ti assicuro che è un inferno. La gente caccia per le ragioni (vere, profonde) più varie. Rompere le scatole a chi sta in campagna, magari in una bella casetta, sparandogli in giardino, è per molti un piacere in più. Esperienza diretta. Vedo, sento, non invento.

    Condivido tutto quello che dici sugli sport, anche violenti. Hanno il loro fascino e ruolo. Ma impedire di fatto alla gente di andare in giro per le campagne, o di farlo a loro grande pericolo, e distruggere l'ambiente ammazzando animaletti innoqui, non è sport, è solo demenziale. Forse lo era un tempo, con armi meno distruttive ed animali temibili. Questo ormai non c'è più ed a sparare sono solo degli squilibrati, a parte qualche nostalgico illuso che si rifiuta di aprire gli occhi.

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  10. Scusa, vento, mi sfugge una cosa: a cosa ti riferisci quando dici "armi meno distruttive"? Penso tu guardi ad epoche remote, perchè i vecchi fucili ad avancarica e a polvere nera, a parte inquinare venti volte di più di un moderno fucile a polvere infume (e sempre di cifre ridicole si tratta), non facevano nulla di diverso di quelli di oggi.
    Ma penso che tu ti riferissi agli archi, alle frecce e agli incendi.

    ____
    "Purchè io sia in grado di pagare, non ho bisogno di pensare: altri si assumeranno per me questa noiosa occupazione." (Immanuel Kant, "Che cos'è l'Illuminismo?")

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  11. Beh.. se per questo ci anche molti cacciatori vittime dei loro compagni, io mi limitavo a fare un paragone fra la soddisfazione di "cacciare" un bel porcino e quella di cacciare una lepre. Del resto non è che i fungaioli siano esenti da pecche. Personalmente ho visto dei boschi dopo il passaggio dei fungaioli.. beh..sembrava che ci fossero passati dei carri armati! Molte delle cose che tu dici sulla caccia posono essere condivisibili, semplicemente io non criminalizzo il cacciatore, alla base della criminalizzazione di questo personaggio ci sono concezioni ben diverse dalla tue, quelle dei buonisti stupidi che entrambi condanniamo.

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  12. buonista. Ma me volete dì chi sò pé voi sti bonisti stupidi? Coraggio: un' analisi filosofica, socialantropologica, semantica. Una breve incursione fuori del mio territorio. Poi nun ve stuzzico più. Nota: il dialetto non è in ossequio al Senatur, ma alla mia bellissima, ammatissima ROMA!

    ........................ "O conchiglia marina, figlia della pietra e del mare biancheggiante, tu meravigli la mente dei fanciulli" Alceo, tradotto da Quasimodo

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  13. Sainte Vierge! Non sopporto più gli assurdi discorsi degli anti-caccia (chiamarli ambientalisti è troppo).
    Preferisco assai di più gli anti-automobili: "Con le macchine si uccide, aboliamo la patente! Chiamiamola licenza di uccidere!"
    E' ugualmente sensato, no?

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  14. Buonista è chi crede che la natura sia retta dall'amore, chi cerca di giustificare l'enorme violenza esistente nella natura con argomenti tipo: "in natura la violenza è finalizzata alla salvaguardia del tutto, la morte del singolo assicura la vita della specie", come se il sacrificio del singolo per la specie non fosse qualcosa di intimamente violento (e questo ammesso che la salvaguardia delle specie sia il fine della natura e che la natura abbia fini..).
    Buonista è chi confonde il dovere del rispetto verso i nostri simili con l'amore generalizzato nei loro confronti. Cristo predicava l'amore generalizzato è vero, ma sapeva anche che tutti gli esseri umani sono, chi più chi meno, peccatori quindi, implicitamente, riteneva irrealizzabile il suo ideale. Di questo piccolo particolare il buonista non si rende minimamente conto.
    Buonista è chi pensa che non esistano esseri umani malvagi, che di tutte le nostre schifezze siano sempre responsabili alcune entità collettive: la famiglia, la società, le cattive amicizie, o magari la televisione, i videogiochi, internet, tutti insomma ma non noi stessi.
    Buonista è chi crede che nessuno meriti di essere punito, che il pentimento lavi sempre e comunque la colpa, che il padre di un morto ammazzato possa (o magari debba) abbracciare chi gli ha ucciso il figlio e se non lo fa è un vendicativo non troppo diverso in fondo dall'assassino.
    Buonista è chi nega l'esistenza degli istinti agressivi o se non la nega, nega l'importanza di questi, li giudica sempre e comunque negativi, non si rende conto del legame fortissimo che esiste a volte nell'uomo fra agressività creatività. Molte opere d'arte sono figlie di qualcosa di assai simile alla agressività, questo il buonista non lo capirà mai.
    Buonista è chi pensa cha bastino le buone intenzioni, i nobili propositi, le testimonianze sublimi per risolvere i problemi e non si rende conto che di ottime intenzioni sono lastricate le vie dell'inferno.
    Per concludere, buonista è chi sostituisce al mondo reale, con i suoi drammi, i suoi contrasti, le sue passioni, i suoi conflitti, un mondo posticcio, popolato da esseri irreali che non fanno altro che spargere ovunque la melassa della loro assoluta ed omnicomprensiva bontà. E, cosa più grave di tutte, molti buonisti non si limitano solo a teorizzare questo mondo di pupazzi di pelouche: intendono costruirlo per davvero, e per rcostruirlo, per realizzare il loro mieloso ideale sono prontissimi a far fuori, in maniera assai poco "buona" gli esseri umani concreti, i piccoli uomini carichi di difetti, agressività, piccoli o grandi rancori, invidie, meschinità. Nel secolo scorso l'ideale della assoluta bontà si è alimentato del sangue degli individui in carne ed ossa.
    Potrei continuare ma preferisco mettere il punto.

    E ora telegraficamente un paio di cose. A Charles vorrei dire che non sono un anticaccia anche se francamente mi fanno ridere le frotte di cacciatori che invadono boschi appositamente ripopolati solo per permettere loro di sparare qualche fucilata. Come per tante altre cose anche per la caccia vale a mio parere il principio che l'importante non è tanto cosa si fa quanto come la si fa.
    Mi fa piacere che Vento si conceda ogni tanto un buon cosciotto di agnello. Questo conferma ciò che pensavo: che il suo amore per la natura e gli animali (che ritengo del tutto condivisibile) non lo avvicina ad alcun tipo di fondamentalismo ecologico (o meglio, pseudo ecologico). Una battuta "filosofica" per chiudere (ma spero che non susciti troppi dibattiti perchè non mi sembra il caso). Non è naturalissmo il desiderio di gustarsi un buon cosciotto di agnello o uno stracotto di cinghiale? E non è profondamente innaturale volerlo ad ogni costo reprimere? Per i naturalisti buonisti ed estremisti il semplice fatto di aver voglia di una bella bistecca o di un'orata al cartoccio dovvrebbe costituire un problema pratico-teorico non da poco.
    Saluti a tutti e buon appetito. Giovanni.

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  15. forse è meglio che non ti addentri nel campo teologico o, semplicemente, religioso. Il Cristo non riteneva irrealizzabile l' amore, pur riconoscendo che noi, creature fragili, spesso tradiamo l' amore.
    Ma affermava che Dio è Amore e quindi sempre disposto a perdonare e a restituirci la capacità
    di amare. " Amate i vostri nemici " Un monito forte e per niente buonista. Con amicizia. Irene.

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  16. Per la religione cattolica ogni uomo è un peccatore. Non è un caso che Cristo chieda a chi sta per lapidare l'adultera: "chi di voi è senza peccato lanci la prima pietra". Egli sa benissimo che nessuno potrà lanciarla perchè ogni essere umano è segnato dal peccato. Il tema dell'uomo come creatura inesorabilmente macchiata dal peccato, quindi bisognosa per salvarsi della grazia divina, è centrale nella speculazione di Agostino: senza l'aiuto di Dio l'uomo è perduto.
    Personalmente comunque non sono credente (non credo di esserlo quanto meno) e non mi interessa punteggiare ciò che penso con richiami all'ortodossia teologica. Ritengo impossibile l'amore generalizzato per il semplice motivo che l'amore è un sentimento fortemente individualizzato, è amore di una certa persona per un'altra persona, per quella persona li, non per quell'altra. Nessuno di noi ama tutti. Io non amo un cinese sconosciuto, tu cara Irene non ami un tedesco che vive a Berlino e di cui non sai nulla. Io so di avere il dovere di rispettare il cinese ed il tedesco sconosciuti. Poniamo che qualcuno mi dica: "Dimmi una parola e io faccio fuori un cinese sconosciuto; tu domani avrai cento milioni di euro sul tuo conto, nessuno saprà mai del crimine di cui ti sei reso responsabile". Non posso sapere (anche se credo di saperlo) come mi comporterei se qualcuno mi facesse una simile proposta ma so di certo che se acconsentissi, se dicessi quella parola, mi sarei comportato in maniera indegna di un essere morale. Il dovere al rispetto per gli altri mi vincola, che io lo voglia o no. Ma se qualcuno mi dicesse: "Tu devi amare quel cinese sconosciuto" io non potrei sentirmi vincolato ad obbedire ad un simile ordine, anzi lo riterrei assurdo, violento ed auto contraddittorio. Desidero essere amato da poche persone, da tutti gli altri mi basta essere rispettato.
    Un saluto. Giovanni.

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  17. se intendiamo l' amore come puro sentimento. Il sentimento appartiene alla sfera della emotività ed è quindi variabile. Ma l' amore di cui parla il Cristo, secondo me, è un imperativo. In questo senso l' imperativo categorico kantiano non è lontano dal precetto evangelico. Ritengo questo tema molto interessante. Ciao. Irene.

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