27.12.08

Peretola (1993)

Aeroporto intercomunale, interregionale, intercompartimentale, internazionale, Amerigo Vespucci; insomma Peretola. Un vecchio nome campagnolo, un aeroporto piccolo, ma che c’è di male ? Anche se si deve andare in Europa, non c’è da vergognarsene, se funziona.
Era un po’ che non ci tornavo. Entro nel padiglione degli arrivi e vado verso la vetrata per vedere arrivare la mia ospite nella sala di ritiro dei bagagli. Ricordavo qui un’atmosfera festosa, parenti ed amici in attesa e saluti che si incrociavano da una parte all’altra della parete trasparente. L’ansia dell’attesa che si placava, permettendo di aspettare poi con calma il disbrigo della consegna dei bagagli.
Sono sorpreso nel vedere due signori praticamente sdraiati per terra, con la faccia appiccicata alla vetrata. Per un momento penso si tratti di una performance di professionisti, ingaggiati dall’amministrazione per divertire i turisti, secondo la vocazione della città.
Niente di tutto questo. Comincio a capire quello che è accaduto, per quanto grottesco sia. La vetrata non c’è più. O meglio c’è, ma è stata oscurata, per impedire la “disdicevole gazzarra” tra le due sale. “Si va in Europa, ‘un si pole !” Solo in basso è stata lasciata casualmente una fessura di pochi centimetri di vetro non oscurato e quindi ora salutarsi è quasi impossibile; solo qualche disperato si stende sul pavimento.
E’ sorprendente quante umiliazioni subiamo noi italiani da parte dell’amministrazione senza reagire ! Chissà quali supposte necessità di “ordine pubblico” avranno portato a questa sadica decisione. Provo a chiedere a due funzionari una spiegazione, ma mi rispondono con un sorriso sorpreso e incredulo. Sono esterrefatti per la mia arrogante curiosità: dare spiegazioni sul proprio operato è avvertita come lesa maestà, dalle amministrazioni italiane.

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