1.1.09

La fuga dei cervelli

Ma lasciamoli andare !

Anzi dobbiamo essere grati che i nostri giovani studiosi più dotati riescano a trovare paesi ospitali, che danno loro tutto il necessario per specializzarsi e realizzarsi professionalmente.
Se così non fosse, talenti umani andrebbero sprecati, visto che in Italia non avrebbero possibilità di coltivare la loro professionalità e men che mai di esercitarla.

Un ottuso campanilismo (o una furbesca ipocrisia per stuzzicare la plebe) fa schiamazzare politici e giornalisti nostrali, che recriminano la sottrazione di patrimonio nazionale da parte di avidi e astuti paesi stranieri, a danno di un paese, il nostro, distratto e generoso. Facciamoli tornare, anzi rubiamo i loro cervelli, qualcuno incita.

La triste realtà è che questo paese non solo non sa preparare i propri ricercatori, ma non saprebbe neanche che farsene, non sarebbe neanche in grado poi di utilizzarli. Non a caso l'industria italiana non finanzia la ricerca, come invece avviene altrove.
Una lacuna culturale ci nega una società moderna in cui la scienza giochi un ruolo primario, come avviene nell'insieme dei paesi occidentali, cui ci illudiamo di appartenere. Così purtroppo non è, all'occidente ci lega poco più di una semplice contiguità geografica. Nella nostra opinione pubblica l'ottica scientifica non è popolare, anzi suscita diffidenza, surclassata da quella fideista cattolica.

Quindi non conviene neanche porsi l'obiettivo di trattenere i nostri cervelli, investendo nella scuola. Creeremmo professionisti sprecati, che poi dovrebbero comunque andarsene all'estero a lavorare.
Lasciamo allora che se ne vadano subito, così almeno evitiamo la spesa improduttiva del loro addestramento e soprattutto lasciamo a loro la possibilità di ambientarsi in giovane età nei paesi dove comunque finirebbero a lavorare e vivere.
Ci consolerà vederli tornare da pensionati illustri a ricoprire cariche onorifiche e a raccontarci cos'è la ricerca, negli infiniti convegni che nel paese delle chiacchiere abbondano.

10 commenti:

  1. Che cosa c'è di "satira e ironia"?

    Vento, mi trovo d'accordo con il tuo scritto, tranne che per una cosa: l'averlo inserito nella categoria "Satira e Ironia". Che cosa c'è d'ironico? Quella che tu descrivi è esattamente la triste e assurda realtà che viviamo nell'Italia contemporanea. Ne parlavo con un caro amico e collega che mi faceva notare che in realtà il problema è antico: Enrico Fermi, Ettore Majorana tanto per citare i primi due che mi vengono in mente, e chissà quanti altri ce ne sono stati. Cervelli sublimi costretti a emigrare, che scempio.
    Buon per gli altri che sanno approfittarne!
    Un saluto

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  2. non c'è niente da ridere
    è vero;
    in effetti non sapevo e non so dove infilare il pezzo;
    vedi una casella adatta ?
    vento

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  3. La scienza in sé non é cosa negativa, ma 1 uso malvagio contro natura,animali e persone spesso e volentieri fa rimpiangere i tempi delle clave e delle caverne dove almeno gli "scontri" per la sopravvivenza erano diretti e leali. Ciao

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  4. alla scienza quel che è della scienza

    Scienza è essenzialmente curiosità e tensione verso il conoscere. Che senso ha vivere senza chiedersi dove siamo, senza cercare di saperne di più. La tecnologia deriva dalla scienza, ma è un obiettivo minore, una semplice conseguenza. L'uso maldestro o perfido della tecnologia, poi, non hanno niente a che fare con la scienza. Sono una faccenda della psiche umana, che ne è unica responsabile e che di scientifico (razionale) ha ben poco in sé.
    Saluti, vento

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  5. Ma infatti non dico che non si debba progredire ma bando a spechi, crudeltà e genocidi..1 paziente deve essere informato di ciò che subisce il suo corpo e deve poter scegliere.
    Per non parlare poi dei poveri animali e delle piante...

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  6. La tecnologia della clava

    La tecnologia, grazie alle conoscenze crescenti della scienza, permette di realizzare strumenti sempre più potenti. Questi possono essere usati nel bene e nel male, indifferentemente, a totale discrezione dell'uomo (non dello scienziato, in genere pacifico).
    Sì è vero, ai tempi della clava la tecnologia era meno sviluppata ed i possibili danni anche, ma non so se sia un buon motivo per il rimpianto. Certo era più facile difendersi da un lestofante con la clava, che ora, se malati, da operatori medici e spirituali invadenti e prepotenti, o peggio ancora ottusi e fanatici.
    Chi soprattutto ci ha rimesso nel progresso sono gli animali, di cui giustamente ti preoccupi: un tempo i dinosauri inseguivano gli umani barricati sugli alberi; ora i loro eredi, i polli, sono schiavi negli allevamenti, in attesa di essere divorati, senza aver assaggiato nemmeno per un momento la vita.
    vento

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  7. dinosauri

    "fa rimpiangere i tempi delle clave e delle caverne dove almeno gli "scontri" per la sopravvivenza erano diretti e leali."
    "un tempo i dinosauri inseguivano gli umani barricati sugli alberi"
    Caro vento, come tutti sei libero di dire ciò che più ti aggrada; sulla tecnologia, sugli animali, sulla scienza eccetera eccetera. Sei libero anche di umanizzare la natura, di pretendere che uno scontro per la soppravvivenza debba essere "leale" (ma, hai mai visto qualche documentario in cui ti mostrano come cacciano i leoni? O come l'orca giocherella con la foca prima di farla fuori? O come le iene rubano la preda ha chi se la è "legittimamente" procurata?). Insomma, sei liberissimo di scambiare la natura per un cartone animato o di sognare una scienza (quasi) slegata dalla tecnologia. Però, davvero, sul serio, non puoi dire che gli uomini primitivi dovevano difendersi dai dinosauri. Tutti sanno che quando l'uomo è comparso su questo nostro brutto pianeta i dinosauri erano già estinti. Si, estinti, da milioni di anni. Li ha estinti la natura, la cara dolce madre misericordiosa. Uno che ama tanto la natura queste cose dovrebbe saperle. O no?

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  8. hai fatto un pò di confusione

    Caro giovanni, la prima frase che critichi non è mia, ma di Lamù; prenditela con lei.
    Circa la seconda, la tua osservazione tocca un dettaglio irrilevante. Certo hai ragione i dinosauri si sono estinti prima dell'arrivo degli umani, almeno stando ai ritrovamenti attuali. In realtà ci sono dei sopravvissuti, come i teropodi e forse altri che non so, dai quali si pensa siano derivati gli uccelli. Comunque quello che intendevo dire è semplicemente che nel tempo i rapporti di forza tra umani e animali sono variati a vantaggio dei primi e a discapito dei secondi. Oggi gli umani non hanno predatori, a parte sé stessi.
    Circa i rapporti tra scienza e tecnologia (intesa come scienza applicata) cosa aggiungere ? Romanticamente ritengo la scienza più nobile della tecnologia; poi può succedere che il successo della seconda oscuri il primato della prima. In ogni caso non ho niente contro la tecnologia, che oltretutto mi dà da vivere.
    Ti saluto.

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  9. Riconosco il mio errore e sono così costretto a polemizzare con Lamù che è una persona simpatica (ma anche tu lo sei, com'è simpatico il cagnolino che mostri in foto). Quanto al resto... beh, milioni di anni non sono poi tanto irrilevanti. Anche oggi gli umani devono temere predatori. In Africa i cocodrilli e gli ippopotami costituscono un problema per molti esseri umani, più in generale l'homo sapiens ha molto da temere da altri esseri viventi, specie se fra questi includiamo, com'è giusto che sia, virus e batteri. La natura amica con cui l'uomo potrebbe vivere in perfetta armonia è solo un mito. Sulla tecnologia, beh, solo una considerazione. Uno degli aspetti più importanti della rivoluzione scientifica del '600 è costituito proprio dal nuovo rapporto che essa instaura fra scienza e tecnologia. Con la rivoluzione scientifica la tecnologia entra a far parte del sapere scientifico; Galileo non inventò il telescopio ma ebbe il coraggio di puntarlo sulla luna e si servì (anche) delle osservazioni fatte al telescopio per elaborare la sua nuova concezione del mondo. Detto questo son d'accordo con te sul fatto che la scienza sia più nobile della tecnologia.
    PS. Amo la natura, mi piacciono i luoghi selvaggi, specie in alta montagna. A volte però quei luoghi mi inquietano. Ad esempio, trovarsi soli, no, non dico a seimila o quattromila metri, non è roba per me, trovarsi soli anche a meno di tremila metri ai piedi di una grande parete rocciosa o accanto ad un ghiacciaio è bellissimo, ma mette anche un po' di paura. La parete rocciosa è affascinante ma non è "amica" o meglio, è un'amica che può da un momento all'altro trasformarsi in nemica mortale. Penso che se fosse davvero tanto "amica" la natura perderebbe molto del suo fascino.
    Ti saluto. Giovanni.

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  10. Natura indifferente ?

    Non ho mai pensata la natura come amica: questa forse è una debolezza della nostra cara amica Lamù dal cuore dolce (?). Personalmente la ritengo sommamente indifferente: forse da qui l'inquietudine di cui parli e che condivido.
    Questo in generale. In particolare però il mio amato cane Gos (da cucciolo in foto), ad esempio, mi è sinceramente affezionato e parimenti ricambiato. Con qualunque creatura si possono stabilire rapporti amichevoli, specie nei paesi dove c'è un diffuso rispetto verso tutte le creature, che quindi sono tranquille e ben disposte (salvo il caso in cui noi rappresentiamo delle prede, naturalmente).
    Questo purtroppo non è il caso del nostro paese, dove al contrario si avverte dovunque nelle campagne (dove vivo) un terrore diffuso tra gli animali selvatici, stressati da una guerra continua che subiscono da parte dei cacciatori. Fenomeno che denuncio anche in questo sito, forse annoiando un pò tutti.
    Peccato, perché ci perdiamo uno scambio di energie positive possibile con molte creature, come usa altrove. Basti pensare ai giochi con i mammiferi acquatici nelle coste californiane e altrove.
    Un saluto affettuoso e grazie per il tuo intervento colto e illuminante, come tutti i tuoi interventi, che seguo da tempo.

    vento

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